Quando un fundraiser si trova a raccogliere fondi per la cultura, sa di dover affrontare una delle sfide più difficili della propria professione. Per fortuna, questo non basta per fermare i fundraiser più decisi, quelli che con cuore e professionalità riescono a battere i pronostici e compiere l'impensabile.
Niccolò Contrino è uno di questi. È alla sua quinta presenza al Festival del Fundraising. Socio fondatore di Patrimonio Cultura, svolge attività di consulenza per la campagna Art Bonus - Regione Lazio e per il corporate fundraising del MUSE - Museo delle Scienze di Trento. Ha tenuto inoltre numerosi corsi di formazione per Università Cattolica di Milano, IULM, Fondazione Cariverona e Bottega del Terzo Settore. In attesa di incontrarlo a maggio, gli abbiamo fatto qualche domanda per scoprire qualcosa in più su di lui, anche oltre al lato professionale.
Da bambino, cosa sognavi di diventare da grande?
Sognavo di diventare un attore per vivere infinite vite in una.
L’opera che più ti rappresenta e perché?
David di Michelangelo: rappresenta un giovane che, contro ogni aspettativa e pronostico, riesce a compiere un'impresa impensabile. Per certi versi, un vero "ribelle"... ;)
Spesso ritrovo questa suggestione in coloro che provano a far sopravvivere la cultura in Italia e, ancor più nello specifico, nei fundraiser che si "battono" per riuscire a fare bene.
Il libro da sapere assolutamente a memoria se ti occupi di fundraising per la cultura.
Modernità Liquida di Zygmunt Bauman.
La soddisfazione più grande che hai avuto fino ad ora nel tuo lavoro?
L'incarico in Regione Lazio per la campagna Art Bonus.
Secondo te, è possibile sostenere il futuro della cultura, attraverso la raccolta fondi? Perché?
Immagino un futuro per il settore culturale e creativo (specialmente in Italia) che si apre sempre di più all'esterno e si contamina sempre maggiormente dalle espressioni esterne, che si lascia permeare in modo funzionale e consapevole, per uscire rafforzato e modificato, nel senso di un maggiore impatto sulla collettività.
La cultura italiana non può più permettersi di vivere in una logica assistenziale, al capezzale dei contributi pubblici. O meglio: questo intervento è certamente da tutelare ma non basta. In una logica da buon padre di famiglia che diversifica le proprie fonti di ricavo, è necessario abbinare anche una voce di entrata proveniente dal settore privato, nei modi che siano più coerenti con la propria strategia di azione, anche fosse soltanto per ovviare ai frequenti problemi di flussi finanziari, più che di complessivo breakeven economico.
Cosa manca in Italia per avere un sistema moderno e professionale di fundraising per la cultura?
Da parte degli operatori privati, manca un approccio contemporaneo e lucido all'autosostenibilità del settore culturale nel suo complesso, che non si ottiene solo dal fundraising, ma anche dal business development.
Da parte dell'amministrazione pubblica, manca la consapevolezza convinta che ogni euro investito in cultura genera (indicativamente) cinque euro di ricadute sul territorio: investire in cultura significa produrre sviluppo economico, non solo sostenere responsabilmente il benessere sociale ed intellettuale di una comunità.
Le aziende che ruolo giocano nello sviluppo del fundraising culturale? Per chi si occupa di cultura, è meglio puntare sugli individui o sulle aziende?
Le aziende dovrebbero sempre di più dotarsi di una policy di CCR - Cultural Corporate Responsibility, ossia prevedere specifici programmi di intervento per sostenere le espressioni artistiche e culturali del loro territorio o del loro target o del loro business.
Consiglio ad ogni fundraiser (per la cultura) di fare un'attenta analisi del contesto della propria organizzazione, prima di "andare là fuori": non esiste una risposta preconfezionata se scegliere preferibilmente su individui o su aziende. Nel dubbio, meglio affrontare entrambi i mercati, possibilmente con priorità differenti...
Al Festival, Niccolò sarà speaker in LAB CULTURA: fare fundraising per la cultura è possibile, ma a quali condizioni? - Uno, nessuno e centomila modelli di fundraising culturale. Una sessione dedicata specificamente alla raccolta fondi di questo settore e alle sue criticità, in cui si potrà anche candidare la propria organizzazione culturale affinché venga presa come oggetto di analisi in aula da parte dei relatori.