RACCOLTA FONDI PER LA CULTURA IN PIENA PANDEMIA: COME FARE?
Intervista a Simona Biancu e Silvia Cendron

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Diciamocelo: ci sono cause che vengono vissute con un senso d’urgenza evidente e altre che invece fanno più fatica ad essere comprese. Che la cultura non sia tra le cause con più appeal è un dato di fatto. Lavorare per la cultura, infatti, è una delle sfide più grandi di questa professione ma non è impossibile!

Ce lo dimostrano Simona e Silvia. Conosciamole meglio e facciamoci svelare qualche piccolo spoiler sulla loro sessione del Festival 2021!

SIMONA fondatrice e CEO di ENGAGEDin s.r.l., è consulente e formatrice su fundraising e filantropia strategica. Master in Fundraising all’Università di Bologna e Executive in Strategic Philanthropy presso Fondazione Lang, collabora da anni con enti nonprofit, Università, istituzioni sanitarie e culturali in Italia e all’estero e tiene corsi e conferenze a livello internazionale su fundraising, filantropia – in particolare sulla filantropia al femminile, Board development. Co-autrice del blog “Welcome on Board”, sui temi della governance delle organizzazioni nonprofit, Simona ha numerose esperienze come Board member di organizzazioni e istituzioni italiane e straniere. Vicepresidente con delega all'Internazionalizzazione di ASSIF (Associazione Italian fundraiser), è Board member di EFA – European Fundraising Association e della European Lung Foundation. Membro di AFP - International Development Forum.

SILVIA formatasi prima a Venezia in Conservazione dei Beni e delle Attività Culturali, e poi a Milano in Economia e Gestione dei Beni Culturali, dopo un’esperienza lavorativa a Parigi nel 2016, arriva a Torino. Presso la Fondazione Museo delle Antichità Egizie segue lo sviluppo di partnership con istituzioni ed enti di ricerca nazionali e internazionali, si occupa di gestione, coordinamento e rendicontazione di progetti finanziati. Silvia coordina il programma di rendicontazione sociale del Museo Egizio, con la pubblicazione annuale del Bilancio Sociale, che ha portato nel 2018 alla redazione de “La Creazione del Valore”, primo risultato del progetto di reporting integrato dell’Istituzione. Ad oggi, Silvia è Responsabile del fundraising del Museo Egizio, progetto avviato nel 2020 sul duplice binario del territorio italiano e statunitense, integrando l’attività nel Dipartimento Progetti, Sviluppo e Fondi Europei che, concentrandosi sulla messa in opera degli obiettivi strategici dell’Istituzione, si propone come punto di riferimento interno ed esterno per la sperimentazione e l'attuazione di modelli di gestione museali innovativi.

 

Qui le domande che abbiamo pensato per Simona:

Qual è la più grande difficoltà che hai riscontrato facendo fundraising per la cultura?

Spesso nelle organizzazioni culturali il direttore artistico è anche il direttore tecnico, manager, fundraiser, presidente e molto altro.

Tutti ruoli che richiedono un approccio specifico e un mindset orientato. Negli anni la consapevolezza in tal senso è cresciuta ma, soprattutto per le organizzazioni più piccole, è un tema ancora presente. Che spesso rischia di far naufragare le iniziative legate allo sviluppo e, quindi, al fundraising.

In generale la separazione tra ruoli “artistici” e management è vitale, proprio perché le logiche che fanno da sfondo sono differenti e differenti sono anche, naturalmente, i punti di osservazione e il tipo di competenza.

 

Da cosa bisogna stare in guardia quando si fa raccolta fondi per la cultura?

Da sempre sono convinta che non esista un fundraising di settore. Mi spiego: esiste il fundraising, la tecnica, le tecniche, che sono – di base – valide sempre. Poi ci sono le specificità – di settore, di dimensione organizzativa, di cultura interna e così via.

Sono le specificità, il contesto dell’ambito cultura e dei tanti rivoli in cui la cultura si articola, che sono caratterizzate da peculiarità, non il fundraising in quanto strumento di sostenibilità.

Se dovessi pensare a qualcosa a cui prestare attenzione – ma vale per il settore culturale come per qualunque altro settore – è l’aspetto strategico, legato alla visione e al “modo di stare nel mondo” dell’organizzazione o dell’istituzione, all’idea di come utilizzare il proprio universo valoriale di riferimento per produrre cambiamento. Il tema della personalità è, a mio avviso, centrale quando si lavora su strategie di fundraising, perché è quello che fa emergere le peculiarità, i tratti caratteristici, le unicità di quell’organizzazione specifica, e la rende per questo “visibile” dal punto di vista delle campagne di raccolta fondi.

 

Da dove bisogna partire per l'avvio e lo sviluppo di una strategia di fundraising per una istituzione culturale?

Riprendo quello che dicevo nella risposta precedente: a mio parere occorre partire da se stessi, dall’analisi di chi si è e del perché si è quello che si è. Sembra uno scioglilingua ma, a mio modo di vedere, è l’avvio corretto di quella riflessione che determina poi una direzione chiara sull’impostazione del fundraising – che è, sì, uno strumento di sostenibilità ma che, proprio per questo, coinvolge non solo l’aspetto economico-finanziario ma tutta l’organizzazione, in modo orizzontale, con gradi diversi di profondità. È questo che fa “venir fuori” quella che nel settore for-profit viene chiamata la “unique selling proposition”, e che accosterei alla mission dell’organizzazione nella sua declinazione corretta, empatica, coinvolgente.

 

Qui, invece, le domande che abbiamo pensato per Silvia:

Qual è il progetto che siete riuscite a portare avanti che più ti ha emozionato?

Senza dubbio il lancio della campagna di Natale Prenditi cura di ME, il 4 dicembre 2020. Ci eravamo da pochissimo strutturati per dare avvio al progetto di fundraising quando abbiamo deciso di misurarci con una campagna straordinaria. Il Museo era chiuso al pubblico e sentivamo l’esigenza di costruire un nuovo spazio per il dialogo con le nostre comunità. Dalla produzione del video di lancio alla redazione delle DEM, tutto lo staff del Museo, incluso il Direttore Christian Greco, ha contribuito al progetto. È stato un grande lavoro di squadra!

 

Come avete impostato la raccolta fondi con il museo chiuso durante il lockdown?

Abbiamo puntato tutto sugli strumenti digitali: una piattaforma online per la raccolta fondi, l’aggiornamento del sito web con contenuti ad hoc, la costruzione di un piano editoriale dedicato per i nostro social network, l’invio di DEM periodiche.

 

Com'è nata l'idea "prenditi cura di ME"? 

Il tema della cura è un tema che ci sta molto a cuore e intorno ad esso abbiamo deciso di costruire il nostro progetto di fundraising. La cura è premura, interesse, dedizione ma anche custodia e governo. Il nostro voleva essere un appello alla partecipazione e al sentire il Museo, con la sua collezione e le sue storie, come parte della vita di ciascuno.

 

Attraverso l'esempio di successo del Museo Egizio, Simona e Silvia ci dimostreranno che fare raccolta fondi per la cultura è una sfida possibile anche in tempi incerti come quelli che abbiamo vissuto l'anno scorso. 

Le ringraziamo per la gentilezza e la professionalità e le aspettiamo al Festival!

 

Presi dal blog
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